martedì 17 gennaio 2012

Tragedia Costa Concordia: la ricostruzione definitiva dell’urto con le Scole. Comportamenti inqualificabili del comandante (Dal sito www.farevela.net)



Articolo tratto dal sito: http://www.farevela.net/


Giglio Porto, 17 gennaio- Non poteva essere altrimenti, per chiunque abbia navigato nell’Arcipelago Toscano. Come Farevelanet aveva scritto già sabato sera, a 20 ore dall’incidente, l’unico punto in cui una nave come la Costa Concordia poteva scontrarsi con uno scoglio era la Secca delle Scole che, ribadiamo, si trova, nel suo punto più esterno (in riferimento al pescaggio di 8,2 m della nave) a 0,2 miglia dalla linea di Costa del Giglio. Sono 370 metri, e nel mezzo ci sono tre scogli emergenti più una serie di secche minori. Chiunque navighi al Giglio sa che, per andare dalla Cala delle Cannelle, ancoraggio estivo per decine di barche, a Giglio Porto, bisogna “allargare un po’ alle Scole”.

La drammatica immagine all’infrarosso raccolta dalla Guardia Costiera nella notte del salvataggio. Si notano (i punti neri a poppa) i passeggeri in evacuazione. Foto Guardia Costiera

Portare una nave di 290 metri, larga 35, di quelle dimensioni e di quel pescaggio, in quel punto è assolutamente inconcepibile per qualunque uomo di mare. Le gravissime responsabilità del comandante Francesco Schettino stanno emergendo con una rapidità e una chiarezza lampante. Così enormi da lasciare esterefatti. Alle 11 di oggi è iniziata a Grosseto l’udienza con il GIP per la conferma del fermo. Le accuse, al momento, come riferito dal procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio, sono omicidio colposo plurimo, abbandono nave e naufragio, disastro. Ve ne potrebbero essere anche altre, configurando un dolo grave che aumenterebbe il grado dell’accusa di omicidio plurimo. La situazione ambientale è ugualmente a rischio, con conseguenze che ci auguriamo l’intervento di tutte le agenzie operanti al Giglio riescano a evitare. Se la nave sprofondasse dallo scalino sui 20 metri dove si trova incagliata nella scarpata che precipita a 70 metri, con le sue 2400 tonnellate di gasolio nei serbatoi, i rischi ambientali per il Giglio e tutto l’Arcipelago Toscano sarebbero incalcolabili. Un’ipotesi davvero terrificante, se analizzata nel suo dettaglio.


I passeggeri evacuati dalla Costa Concordia nella notte tra venerdì e sabato scorsi. Foto infrarosso Guardia Costiera

Ecco perché una sconvolgente bravata come quella che sta emergendo in tutta la sua stupida dinamica, farsi vedere dal Giglio con la nave di cui si ha il comando, non riesce ad essere accettata da questa testata nè da tutto il mondo. Portare una nave di quelle dimensioni sulle Scole è semplicemente “criminale” da chi ne ha il comando. Punto. Lo stesso procuratore Verusio, con le dichiarazione rilasciate in mattinata a Radio Uno, era estereffato dalla superficialità e dall’avventatezza di tale manovra. Il successivo comportamento del comandante (davvero proviamo un certo fastidio a chiamarlo ancora così, conoscendo invece le tradizioni e l’attenzione della Marina, sia militare sia commerciale, quando si parla di navigazione e sicurezza) arriva addirittura a sconvolgere: mancanza di consapevolezza del disastro, mancate procedure, mancata attivazione della catena di comando, panico. Il tutto sta emergendo nei dettagli e la magistratura sta procedendo, come è giusto che sia, con i procedimenti del caso.

La sconcertante telefonata del comandante con la Guardia Costiera

Sentite la sconcertante telefonata tra la Guardia Costiera e il comandante durante l’emergenza, dal Corriere Fiorentino. Assolutamente inconcepibile che un uomo che ha la responsabilità di una nave così. con 4200 persone a bordo, si comporti in questo modo e un plauso, invece, al comandante della Guardia Costiera che agisce secondo procedure, con la determinazione e chiarezza propria di questi casi:

La Costa Concordia immersa. Foto Guardia di Finanza

Tra i tanti commenti che abbiamo ricevuto alla nostra ricostruzione (letta da 31.600 persone a stamani), di cui qui ringraziamo tutti gli autori, ve ne sono alcuni di grande competenza. Idee, suggerimenti, ipotesi. La certezza, ormai, è data dalla logica di una banale carta nautica, di un tracciato AIS, dei tempi di reazione di una nave di tali dimensioni. Ci piace segnalre, quindi, questa ottima cartina che un nostro lettore straniero, Jan Forst, ci ha inviato e che, in base ai dati disponibili, riteniamo rispecchi fedelmente quanto è (purtroppo) accaduto:
La ricostruzione con Google Earth e i dati AIS dell’incidente della Costa Concordia. Ogni punto del tracciato AIS ha ora, velocità e rotta. Ciò evidenzia che prima dell’accostata, alle 20:37, la nave procedeva a 15,3 nodi per 285°. In quel momento era 1,2 miglia dalla costa del Giglio e a 2 miglia dalle Scole. Dopo quel punto, con colpevole ritardo, ha iniziato l’accostata a dritta fino a impattare con la carena a poppavia di sinistra con la secca delle Scole. Segnaliamo che le ore scritte da Jan sono UTC: l’impatto è avvenuto alle 21:42, secondo quanto dichiarato dal procuratore di Grosseto, e l’abbandono nave comunicato alle 22:58, oltre un’ora dopo. Grazie al nostro lettore Jan Frost

Concludiamo ripetendo quanto abbiamo già detto. La rotta di avvicinamento al Giglio era troppo bassa, poi l’accostata a dritta in netto ritardo, i tempi di reazione lenti, la “scodata” verso sinistra della poppa. L’impatto. Il panico. Se voleva farsi vedere dal Giglio, lo Schettino poteva passare ad appena mezzo miglio dall’isola, dove l’enorme mole della sua (ex) nave si sarebbe comunque notata e dove, da sempre e per sempre, il fondale è di 115 metri. Basta guarda una carta nautica.




Aggiornamento 16 gennaio, ore 12- Come Farevelanet insistiamo molto sulla questione della navigazione e delle colpevoli leggerezze che stanno emergendo. Come utenti del mare, naviganti e diportisti, è un incidente che non ammette alcun tipo di giustificazione, di nessun genere. Per cui pubblichiamo, ancora in maggior dettaglio, la carta nautica (Navionics Europe aggiornata 2011) della zona delle Scole.


Le carte nautiche ufficiali dell’Istituto Idrografico della Marina, quelle ufficiali per la navigazione in acque italiane, sono a disposizione di chiunque avesse ancora qualche dubbio. Vi sono due ottime carte: la numero 119 dell’Isola del Giglio, scala 1:20.000, e la numero 74 con il Piano di Giglio Porto, scala 1:5.000. Entrambe sono sufficientemente dettagliate per avere una precisa idea delle linee batimetriche.




La carta nautica (Navionics Europe, 2011) della zona degli scogli delle Scole, al Giglio. Il punto rosso è la massima estensione delle Secche delle Scole, distante 0,2 miglia, ovvero 370 metri dalla linea di costa del Giglio. Una nave lunga 290 metri e larga 35, con 8,2 m di pescaggio, non doveva trovarsi lì. La collisione sul lato di sinistra a poppavia, proverebbe, inoltre, la “scodata” all’ultimo momento quando probabilmente ci si è resi conto di cosa stava per accadere. Ma era troppo tardi. Il punto più probabile dell’impatto dovrebbe, quindi, essere a ridosso della batimetrica dei 10 metri, dove si vede chiaramente la presenza di secche nella portata del pescaggio della Costa Concordia. Elaborazione Farevelanet


La nostra ricostruzione della dinamica si sta rivelando, purtroppo, sempre più verosimile, stando ai fatti che vengono accertati, mentre le vittime sono salite a sei e i dispersi a 16. Basta studiare con attenzione una carta nautica ufficiale per capire dove la Costa Concordia possa aver impattato lo scoglio. Un’immersione in loco dovrebbe riuscire a trovare il punto preciso d’impatto, cosa che probabilmente è già stata prevista dagli inquirenti.





Le Scole con le secche che fuoriescono verso levante ancora in maggior dettaglio. L’urto non può che essere avvenuto sulla linea tra il punto rosso e quello blu da noi evidenziati. La distanza da terra è di 0,16 miglia, 295 metri. Quella dallo scoglio maggiore di appena 80 metri. Una pazzia completa, ingiustificabile per un comandante di una nave.


Ripetiamo che la nave ha un pescaggio dichiarato di 8,2 metri e che nella costa orientale del Giglio, a meno che non si decida direttamente di “speronare” l’isola, l’unico punto possibile è la secca che fuoriesce dalle Scole per 0,05 miglia, ovvero 90 metri, dal più piccolo ed esterno dei tre scogli. Passare con una nave di quelle dimensioni da lì è fuori da ogni logica e da ogni regola di navigazione, oltre che del buon senso. Chiunque frequenti in barca il Giglio sa che alle Scole bisogna allargare un po’, per restare in sicurezza, quando si va dal porto alle Cannelle, frenquentatisimo ancoraggio estivo per centinaia di barche a vela.




Immagine Google Earth Pro delle Scole, con il probabile punto d’impatto. Ricordiamo che in caso di accostata a destra, la parte poppiera della nave “scoda” verso sinistra. Da qui la spiegazione della falla a circa 4-5 metri nella carena immersa, nella zona poppiera sinistra della nave. Elaborazione Farevelanet


Il risultato, purtroppo, è ora sotto gli occhi di tutti. Ci auguriamo che lo sia solo ancora per pochi mesi, visto il delicato equilibrio ambientale di quel gioiello che è il Giglio, dove la permanenza di un relitto del genere sarebbe un notevole problema. Come fare per rimuoverlo? Il presidente della Provincia di Grosseto leonardo Marras ha parlato ieri di “mesi se non anni”. Operazione assai complessa, con società specializzate internazionali comunque già al lavoro per studiare un sistema efficace.


Le operazioni per asportare la grande quantità di gasolio (2.400 tonnellate) ancora presente nei serbatori della nave inizieranno domani mattina. Per giovedì, però, è previsto un peggioramento del tempo, con vento di Libeccio sui 20 nodi. Giglio Porto, comunque, è ridossato dal Sud Ovest, e le operazioni dovrebbero poter proseguire.


Per quanto riguarda la magistratura, oggi la Procura di Grosseto deposito la richiesta di conferma del fermo per il comandante Schettino. Domani in programma l’udienza.




Giglio Porto, 14 gennaio- La tragedia della Costa Concordia ha dell’incredibile per la sua dinamica. Come può una nave da crociera ultramoderna, lunga 290 metri e larga 35,5 con un pescaggio di 8,2 metri, prendere uno scoglio nel Mar Tirreno e rovesciarsi provocando la morte certa di tre persone e qualche decina di dispersi?



La Costa Concordia adagiata sul suo fianco destro presso Punta Gabbianara, a nord di Giglio Porto. Sullo sfondo il profilo dell'Argentario


Tra tante informazioni non confermate, ipotesi, dati avventati e dichiarazioni ufficiali dei responsabili che lasciano sbigottiti, cerchiamo quindi di fare alcuni punti fermi. Un unico dato certo, tra Civitavecchia e il Giglio, ma anche fino all’Argentario non vi sono secche che una nave di quelle dimensioni (114.500 tonnellate) possa urtare se non, sia chiaro, PER UNA PROFONDA E COLPEVOLE NEGLIGENZA DA PARTE DEL SUO COMANDANTE E REPARTO DI NAVIGAZIONE.


Usiamo volontariamente il maiuscolo, per togliere ogni dubbio a voci e a dichiarazioni. E lo dimostriamo con un semplice esercizio di navigazione, che i responsabili di Costa Crociere, visto il loro mestiere, dovrebbero conoscere molto bene. Notizia (benvenuta) della serata è che il comandante Francesco Schettino e il primo ufficiale Ciro Ambrosio sono stati arrestati con le accuse di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave.


Partiamo dalla dichiarazione del comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, che a TGCOM24 ha dichiarato:


“E’ successo che mentre camminavamo con la normale navigazione turistica ci siamo scontrato con uno spunzone di roccia che non era segnalato sulla carta, non c’era. Eravamo a 300 metri dagli scogli e quello sperone non doveva esserci. Io e l’equipaggio siamo stati gli ultimi ad abbandonare la nave”.


Dichiarazione sconcertante per un comandante di una nave di quelle dimensioni, con i più sofisticati sistemi di navigazione e in un tratto di mare conosciuto fin nei più piccoli scogli da migliaia di marinai, subacquei, pescatori e diportisti.


Questi sono i fatti basati sulle dichiarazioni dei protagonisti e le successive ricostruzioni:


Alle 19 la Costa Concordia parte da Civitavecchia con rotta su Savona, prima tappa di una crociera in mediterraneo. A bordo 4.234 persone, di cui un migliaio d’equipaggio. La nave ha una velocità di crociera dichiarata di 21,5 nodi. Tra Civitavecchia e Giglio Porto ci sono 40 miglia per rotta 292°. La nave copre quindi tale distanza in circa due ore, per cui alle 21:45, ora in cui secondo le ricostruzioni è avvenuto l’urto con uno “scoglio”, la nave non può che essere dalle parti del Giglio stesso.



La carta (Navionics Europe per iPad) con la rotta seguita dalla Costa Concordia da Civitavecchia al Giglio. La rotta logica di una nave di quelle dimensioni sarebbe passata nel mezzo del canale tra il Giglio e l'Argentario, largo ben 7 miglia.


La rotta per Savona da Civitavecchia presenta due opzioni: lasciare il Giglio a dritta o a sinistra, per poi lasciare l’Elba a dritta, Capo Corso a sinistra e dirigere verso Savona. In questo caso, la Costa Concordia decide di lasciare il Giglio a sinistra, scelta logica e conveniente visto che è la rotta più breve. Il tratto di mare tra il Giglio e l’Argentario è largo 7,9 miglia (da Capo d’Uomo a Giglio Porto), per cui una nave da crociera può passarci senza problemi.


Una volta lasciata Giannutri a sinistra (isola che ha un potente faro nella punta sud e non presenta comunque secche fuori dalla batimetrica dei 20 metri), quel tratto di mare NON PRESENTA ALCUNA SECCA PERICOLOSA a eccezione di:
  • Secca di Mezzo Canale: si trova a 3 miglia per 245° da Punta Ciana all’Argentario, ma ha un cappello a -24 metri, per cui non pericoloso per una nave che pesca 8,2 metri dichiarati.
  • Secca dell’Isola Rossa: a pochi metri dalla costa dell’isolotto omonimo all’Argentario, impossibile che una nave passi di lì.
  • Scoglio del Corallo: scoglio semi affiorante, a 0,18 miglia dall’ingresso di Cala Piccola all’Argentario. Pericoloso, ma completamente fuori da ogni rotta logica per una nave del genere diretta a Savona.
  • Isolotto Argentarola: è a 0,7 miglia per 200° dalla punta sud di Cala Grande all’Argentario. Ben visibile, noto e comunque fuori rotta.
  • Le Formiche di Grosseto si trovano 12 miglia a nord di Giglio Porto, per cui non possono entrare in questa storia.
  • La Secca della Croce al Giglio, si trova 2 miglia per 329° da Giglio Porto, ha un cappello a -5 metri, pericoloso per le navi. Ma è a nord del porto, oltre il punto in cui la Costa Concordia si è poi incagliata, per cui non c’entra nulla.

Nessuna di queste secche può aver interessato la Costa Concordia, pena gravissime negligenze.

Resta, quindi, la costa SE dell’isola del Giglio.

La nave ha un enorme squarcio lungo una settantina di metri, in cui tra le lamiere è rimasto incastrato anche un pezzo di scoglio, sul suo lato sinistro, a circa metà pescaggio (siamo sui 4/5 metri). Ciò significa, senza ombra di dubbio, che la nave ha urtato lo scoglio mentre navigava verso nord, quindi con il Giglio a sinistra. La nave, una volta affondata, è ora adagiata a ridosso di Punta Gabbianara, subito a nord di Giglio Porto, con la prua rivolta verso sud. Ciò evidenzia la manovra che l’equipaggio avrebbe tentato per portare la nave il più vicino possibile a terra.



La zona tra le Scole, Giglio Porto e Punta Gabbianara (cartografia Navionics Europe): in rosso il punto del probabile urto con lo scoglio (con la prua rivolta a nord), in blu il punto dove si trova il relitto della Costa Concordia (con la prua rivolta a sud)


La costa del Giglio dalla sua punta meridionale (Punta del Capel Rosso) fino alla punta meridionale di Cala Cannelle non ha pericoli di sorta. Vi sono un paio di celebri zone d’immersione con pianori sui 10 metri che scendono poi con pareti fino a 55/60. Nessuna di queste però può trovarsi su una rotta di una nave che deve lasciare l’isola a sinistra.

Unico ostacolo possono essere gli scogli delle Scole, situati a 0,5 miglia per 129° dal fanale rosso di Giglio Porto. Si tratta di due scogli maggiori più uno minore, che si estendono per 0,16 miglia dalla costa del Giglio in direzione 106°. Le 0,16 miglia di cui parliamo comprendono la batimetrica dei 10 metri, perfettamente segnalata dalle carte. 0,16 miglia equivalgono a 296 metri, quindi vicino, purtroppo molto vicino alla dichiarazione del comandante: “Eravamo a 300 metri dagli scogli…”. Quali scogli? La costa del Giglio o le Scole? Ma stiamo scherzando?



Il dettaglio degli scogli delle Scole (cartografia Navionics Europe). In rosso l'area del probabile punto dell'urto. Come si nota siamo sulla batimetrica dei 10 metri, a circa 300 metri dalla costa del Giglio


Qualunque navigatore di buon senso sa che una nave lunga 290 metri, di 114.500 tonnellate e dal pescaggio di 8 metri e mezzo, non può certo passare in una batimetrica di 10 metri, ovvero in un fondale di dieci metri. La batimetrica dei 50 metri si trova in quel punto a 0,2 miglia (370 metri) dalla costa. Quella dei 100 metri, più sicura per una nave del genere, si trova a 0,3 miglia (555 metri) dalla costa. E comunque sarebbe stato troppo vicino in un canale largo 7 miglia come quello tra il Giglio e l’Argentario.



Lo squarcio nella carena della nave provocato dall'urto


Dopo l’urto la nave si è inclinata sul suo fianco di dritta e ha iniziato a imbarcare acqua. Il comandante, secondo le ricostruzioni, dopo aver superato Giglio Porto, l’ha portata a compiere un’accostata verso sinistra di 180° (quindi a “invertire la rotta”) per poi arrivare fino a ridosso di Punta Gabbianara, dove si è inclinata sul fianco di destra, fino a incagliarsi in un fondale di 12/15 m, dove attualmente è coricata e sommersa per una buona metà.


Punta Gabbianara si trova a 0,7 miglia per 324° dall’ipotetico punto d’impatto. Per cui la ricostruzione temporale dei fatti sembra verosimile, con i testimoni gigliesi e quelli a bordo che hanno parlato delle 22:30 come ora in cui la nave si è fermata sul posto del naufragio.



Immagine Google Earth Pro di Giglio Porto, con sgli scogli delle Scole a sud e Punta Gabbianara a nord


Sconcertanti, per usare un eufemismo, anche le dichiarazioni di Costa Crociere: “Non è corretto dire che la nave fosse fuori rotta”, ha detto il direttore generale di Costa Crociere Gianni Onorato, “E’ stato un evento imprevedibile aggravato da una non prevedibile inclinazione della nave. La nave viaggiava da Civitavecchia a Savona, come fa 52 volte l’anno. Ha urtato contro uno scoglio e a seguito di questo evento il comandante ha valutato i primi danni, ha deciso di mettere in sicurezza la nave e ha dato ordine di evacuazione. Solo le analisi tecniche ci diranno che cosa è successo. Credo sia giusto che sia l’autorità competente a fare questo tipo di analisi. Noi possiamo soltanto collaborare. La nave ha sistemi sofisticati sia per tracciare le rotte, sia per capire che cosa è successo, grazie a sistemi che sono qualcosa di più di una scatola nera”.


Il video della Guardia di Finanza:



Conclusione

Quanto alle vittime, ai cui parenti va la nostra solidarietà, ai dispersi, ai feriti, alle procedure di soccorso, a dove era il comandante, a quando ha lasciato la nave, non è questa la sede per parlarne. Ci basta sostenere ancora una volta, e crediamo di averlo dimostrato con semplicissimi calcoli di navigazione, che in quel tratto di mare non c’è nessuno scoglio che una nave del genere possa prendere, se non per un errore, peggio ancora, per una colpevole negligenza non tollerabile da degli uffciali in comando e da una compagnia di navigazione. Gli scogli delle Scole, compresa la secca in cui migliaia di sub si sono immersi negli ultimi anni, sono lì da sempre e tutti lo sanno. Una nave di 290 metri di lì non può e non deve passare. L’arresto ordinato dalla magistratura inquirente di Grosseto dovra essere sicuramente solo il primo passo di una vicenda, ripetiamo, assolutamente sconcertante per chiunque vada per mare.


Una ricostruzione confermata anche dal tracking tratto da www.marinetraffic.com e pubblicato da Repubblica:


http://video.repubblica.it/edizione/firenze/la-ultime-fasi-della-rotta-della-concordia/85718/84107

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