martedì 13 novembre 2012

Il vero giornalismo... che noi italiani non conosciamo

Ecco cosa dovremmo esigere da quei pagliacci di "giornalisti" televisivi italiani!!!!!!!!

Durante una conferenza stampa, il giornalista irlandese, Vincent Brown, chiede spiegazioni riguardo al piano di salvataggio a Klaus Masuch della BCE.
Il sapere è un'arma. (by Informare per resistere)


...o altrimenti BECCATEVI questo:

lunedì 28 maggio 2012

Discussione Facebook sul Movimento 5 Stelle


Un amico mi ha scritto su Facebook:
vorrei un commento spassionato...

I grillini e i segreti di Casaleggio: vi presento Gaia!
Dopo aver attentamente letto l'articolo del blog che mi ha postato questo caro amico, la mia risposta è stata:
"Caro *****, spesso abbiamo parlato di politica e ci siamo trovati d'accordo, ma le rare volte che non è capitato andava a finire in burlesque... e questo mi sta bene, ma non mi piace quando si solleva una critica e si tende a ridicolizzare un movimento con la scusa del comico Grillo.
Allora ti risponderò sui vari punti:
1) Un articolo che dedica il suo titolo ai "Grillini" dimostra 2 cose: (1) non conosce a fondo il movimento perchè esso non si identifica in Grilo e (2) utilizza un termine riduttivo se non dispregiativo dimostrando di non essere un articolo oggettivo. GRILLO NON E? IL LEADER O IL CAPO DEL MOVIMENTO MA E' UN MEZZO, E' UN MEGAFONO!!!
2) Il fatto che il blog di Beppe Grillo è da circa 5 anni il blog più letto d'Italia non può darsi che è spiegato dal fatto che i suoi contenuti risultino a chi li legge quanto meno condivisibili? [Rif.: il successo mediatico - intendendo ovviamente non solo il mezzo televisivo - ha spianato la strada alla nuova formazione (il blog di Beppe Grillo, era il più letto d'Italia anche prima degli ormai famosi V-day e della nascita delle "5stelle")]
3) Le fonti alle quali fa riferimento il blog che mi hai citato sono spesso autoreferenziali (dello stesso blog)
4) Sul "dikatat anti-talk-show" (quello che questo blog definisce un "divieto incondizionato imposto ai candidati di non presenziare i dibattiti televisivi") è una mera cazzata e la dimostrazione è il fatto stesso che ancora oggi capita che alcuni candidati o eletti del m5s vadano in tv, ma il fatto è che quando succede vengono bistrattati e sapientemente provocati MAI sui contenuti ma SEMPRE su calunnie, giochi di parole o sul VOSTRO CAPO (o Leader) GRILLO. Dunque non un dikatat anti-talk-show ma un saggio consiglio più che condivisibile al quale aderisce (se vuole) la maggioranza di coloro che sostengono il movimento.
5) Sul diritto di voto agli immigrati, te lo incollo qui ciò che scrisse Grillo e mi aspetto che tu stesso ne comprenda il senso che ovviamente non era contro il voto agli immigrati o contro qualche loro diritto ma tutt'altro: "La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso. O meglio, un senso lo ha. Distrarre gli italiani dai problemi reali per trasformarli in tifosi. Da una parte i buonisti della sinistra senza se e senza ma che lasciano agli italiani gli oneri dei loro deliri. Dall'altra i leghisti e i movimenti xenofobi che crescono nei consensi per paura della "liberalizzazione" delle nascite." - Se non è chiaro, il succo è "Non ci sto a farmi dettare l'ordine del giorno (Politico) dai partiti e non ci sto tanto meno a utilizzare le loro stesse categorie e strategie di consenso".
6) Il resto su Casaleggio, a parte il fatto che Gaia, oltre ad essere un filmato conosciutissimo nel web e dal m5s è un evidente programma di progetto mediatico (cioè uno spot per spiegare un nuovo metodo di comunicazione politica alternativo alla TV), indipendentemente da tutto non è la voce del movimento ma di Casaleggio!
7) La forza del movimento sono (per la prima volta in Italia) i suoi contenuti e non qualche Leader carismatico o la Chiesa, e se un giorno, come dice questo blog, i contenuti dovessero cambiare o se Grillo e Casaleggio dovessero intervenire o spingere verso un'altra strada che il movimento (fatto di PERSONE REALI E PENSANTI E in maggioranza statisticamente GIOVANI E PREPARATI) non condividesse, non sarebbe difficile liberarsene perché il movimento non è il suo marchio, non è Casaleggio e non è Grillo ma è una serie di cittadini che si stanno mettendo in gioco in prima persona perché non si fidano più di delegare dei professionisti della politica e soprattutti per dei principi, NON PER GRILLO....
Penso che se non credi a queste risposte, dovresti provare ad andare ad una riunione del m5s qualsiasi per vedere il tipo di persone che trovi, il modo di fare politica, di prendere le decisioni, di confrontarsi e (se come me ti è capitato di andare alle riunioni di un qualsiasi partito politico in questi ultimi 10anni) la differenza di approccio e di metodo (e anche di persone) ti risulterà lampante!"

domenica 27 maggio 2012

Conversazione con un tassista - Dal Blog di Beppe grillo

Dal Blog di Beppe grillo



I muri mentali sembrano insormontabili, ma prima o poi crollano. Non ci crederete, ma c'è ancora chi vota Lega e UDC e crede che Andreotti sia stato assolto e non prescritto.

Arriva il taxi. Salgo."Torino Porta Nuova". Il tassista ha voglia di parlare. I tassisti si dividono in due categorie: quelli del saluto secco e quelli che non ti mollano per tutta la corsa. Questo apparteneva alla seconda categoria. Parla, parla... e a un certo punto mi tira in ballo la Tav in Val di Susa.
"Eh, si lei hai ragione su molte cose (senza però citarne neppure una), ma questi anarco insurrezionalisti dove li mette? Fanno bene a tenerli in galera!"
"E' gente normale che difende il suo territorio... e la Tav è inutile, costa 22 miliardi per una linea in cui il traffico merci è in diminuzione da 15 anni. E poi c'è già una linea..."
"Guardi, questo non lo so, ma il progresso non si può fermare, eh poi questa storia dell'amianto, ma quanto amianto abbiamo qua a Torino, se lei sapesse, e io sono arrivato a 65 anni".
"I soldi della Tav vengono anche dalle sue tasse, è una cifra enorme, non le dà fastidio che non serva a nulla?"
"In Italia si buttano soldi dappertutto, almeno questo è il domani, pensi ai suoi nipoti che potranno avere le merci da tutta la Francia!"
"Non vorrei essere scortese, ma il traffico è in diminuzione sull'attuale linea Torino - Lione da ben 15 anni"
"E il traffico gomma allora? (si scalda...) Li vuole o no caricare i Tir sui treni perdio e eliminare l'inquinamento!"
"Anche il traffico gomma è in forte diminuzione"
"Lei ragiona come un politico e vuole i voti delle frange estremiste, quelle che hanno sempre fatto del male a questa nazione"
"Le ripeto c'è una torta da 22 miliardi di soldi pubblici che si spartiranno lobby e 'ndrangheta, se a lei sta bene ai valsusini no e neppure a me, "
"Eh si fa presto a dire valsusini... Ci sono valsusini e valsusini, Quelli della bassa valle la vogliono eccome se la vogliono la Tav. Lo ha detto Scalfari in televisione. Adesso mi dirà che anche Scalfari non capisce niente. Lei è un fazioso."
"Insomma lei non mi ascolta, se vuole le faccio avere tutti i dati per convincerla. Mi dia il suo indirizzo o la sua mail"
"Eh, i dati. Tutti manipolati. Lei è uno che crede ancora ai dati dopo tutto quello che è successo con l'economia in questi anni? Lei è un ingenuo. Anzi le faccio una domanda "Le piace il pesce?"
"Che c'entra? Si, comunque il pesce lo mangio volentieri"
"Ecco, se lei sta a Torino e va al ristorante e ordina del pesce come farà in futuro senza la Tav che lo fa arrivare dal Portogallo?"
"Dal Portogallo?"
"Si dal Portogallo, se fossimo tutti come lei altro che progresso, saremmo ancora all'età della pietra!"
Pago la corsa e fuggo.
(*) Questo dialogo è realmente avvenuto

lunedì 14 maggio 2012

Ecco perché Grillo ha ragione a dire: “Non andate in tv” - Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

di Enzo Di Frenna



Cari candidati del M5S, la comunicazione è un’arte raffinata. Si basa principalmente sulla conoscenza delle psicologia e delle emozioni. Ci sono persone che la studiano e diventano bravi, usandola per manipolare e ribaltare la realtà. Abbiamo avuto l’esempio di Berlusconi, campione delle tv e delle menzogne. Altri invece non la studiano, ma sanno comunicare benissimo per istinto. Questi soggetti sono stati studiati dagli psicologi per capire come facevano a comunicare così bene, pur senza conoscere i principi della comunicazione umana. Uno di questi è Richard Bandler – che sarà a Roma dal 19 al 20 maggio – il quale ha scoperto e insegnato alcuni principi formidabili, studiando un pugno di grandi comunicatori. La suaProgramma Neurolinguistica l’ha studiata anche Berlusconi – come rivelai nel 1994 su La Voce di Montanelli – e l’ha fatta studiare ai suoi esperti di televisione.

Andare in tv, nei talk show, significa correre il rischio di essere stritolati dagli esperti di comunicazione “unidirezionale”. La tv è uno strumento della “vecchia era”, fondata cioè sul controllo dell’informazione e dell’energia mentale. Un solo padrone trasmette a molti e tenta quindi di dominarli. Internet, invece, è lo strumento della “nuova era”, dove prevale la condivisione dell’informazione e dell’energia. Molti trasmettono verso molti. Nessuno può dominare. Ed è facile smascherare le menzogne, facendo alcune verifiche sui siti web. In televisione, invece, non è così. Il regista può manipolare attraverso la scelta delle inquadrature. Il conduttore può manipolare con la domande o interrompendo un concetto importante con la scusa della pubblicità. Il vecchio politico può manipolare parlando addosso, urlando, mentendo (spesso con la complicità del conduttore) e non c’è mai tempo per precisare e smentire. Alla fine vince “la percezione della realtà” e il messaggio che vogliono far arrivare ai telespettatori. È il principio su cui Berlusconi ha fondato il suo impero di manipolazione mediatica.

Non bisogna avere la smania di andare in tv perché si raggiungono più utenti-elettori. È sbagliato. Chi guarda la tv è abituato al vecchio modello passivo dell’informazione. Ha un cervello vecchio. Non tutti, certo, ma in generale è così. Io non guardo la tv da oltre dieci anni. Ho scelto di non farmi inquinare. E di non espormi all’immondizia televisiva che tenta solo di addormentare e distrarre dai problemi reali del Paese. Vivo benissimo informandomi solo in Rete.

Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto milioni di voti grazie alla Rete. È’ un nuovo concetto della politica. Bisogna quindi frenare la smania di accrescere la visibilità attraverso la tv, perché si ragiona sul breve periodo. Settimane e mesi. Invece bisogna ragionare sul lungo periodo. La tv è un mezzo che sta morendo. La connessione mobile, i tablet, i telefoni touch screen, stanno sostituendo il vecchio approccio all’informazione. La nuova tv sarà in Rete. Quindi, evitando il più possibile di andare nelle arene televisive, si costringe a portare la politica sul nuovo territorio di Internet.

Ho letto il minipost in cui Beppe Grillo consiglia di non andare in tv. Non ho trovato nessuna imposizione, ma un suggerimento. “Più che spiegarlo e ribadirlo non posso fare”, scrive Beppe, ma i giornali e le tv non lo riportano. Il Corriere della Sera ha titolato in home page ”Il diktat di Grillo: non andate in tv”. È una palese manipolazione. La tv fa la stessa cosa. Ad esempio: se andate nei talk show, ora vi faranno sempre la stessa domanda “Lei è d’accordo con Grillo? Condivide il suo diktat?”. E vi fregano. Primo: i telespattatori vecchio modello apprendono che Grillo ha imposto ai candidati M5S di non andare in tv, e non è vero. Ha suggerito e spiegato il perché. Secondo: vi costringeranno a prendere una posizione che vi separa dall’ispiratore del Movimento 5 Stelle, poiché se siete in tv vuol dire che accettate le vecchie arene televisive. E vi fregano la seconda volta.

La comunicazione è una scienza. Ogni messaggio produce un effetto. Beppe Grillo forse non ha letto i libri di Richard Bandler, ma è un ottimo comunicatore istintivo. Uno di quei soggetti che capiscono prima degli altri certe cose, senza sapere come fanno a capirlo.

giovedì 10 maggio 2012

Diversita' del Movimento 5 Stelle

Il MoVimento 5 stelle è composto da cittadini, questo ormai dovrebbe essere chiaro, non abbiamo apparati di partito, non ci sono referenti o segretari e ognuno di noi vale un altro, gli unici valori che contano sono la partecipazione, la voglia di ripartire dai bisogni di questo paese, la necessità vitale di riportare la morale nella vita politica, ridando valore positivo alla parola stessa di politica.

La diversità del MoVimento rispetto ai partiti attuali è basata su diversi fattori :

1) Nonostante la brevissima vita è già stato dimostrato che per noi i soldi devono rimanere fuori dalla politica visto che abbiamo rifiutato un milione e settecentomila euro di rimborsi elettorali, primi nella storia di questo paese, visto che i consiglieri regionali si sono ridotti lo stipendio da diecimila a duemilasettecento euro e la differenza va in un fondo a disposizione della cittadinanza.

2) Non ci sono cariche interne, livelli o capibastone ma solo gli eletti che sono il terminale della rete di cittadini che crede nel MoVimento e che fà affidamento su di loro per portare all'interno delle assemblee le reali necessità del territorio in cui vivono.

3) L'obiettivo principale dei partiti è la crescita, che dovrebbe portare maggiore occupazione, benessere per i cittadini, miglioramento delle condizioni di vita del paese. Su questo punto si può sviluppare un ampio chiarimento.

Il PIL non può essere più preso come parametro indicativo del benessere di un paese. Al suo incremento contribuiscono molte voci che peggiorano le condizioni di vita dei cittadini, infatti esso cresce, per esempio, se si consuma più benzina, inquinando di più; esso cresce se più persone sono ammalate e si vendono più medicinali; cresce se le nostre case consumano combustibili fossili sprecandone mediamente il 70% perchè sono malcostruite.

La crescita non è un obiettivo del MoVimento 5 stelle mentre lo è la Decrescita felice, un'abbattimento di quei consumi inutili che si può ottenere per esempio coibentando tutti gli edifici pubblici e privati, la riduzione di bisogni indotti dal consumismo e quindi dalla pubblicità che ci obbliga a lavorare di più per poter cambiare sempre più spesso l'auto, il telefonino o per rinnovare ogni anno un guardaroba pieno di abiti solo perchè ci viene detto che "non sono più di moda".

La bugia più vergognosa che ci viene propinata da anni è che l'aumento del PIL porti più lavoro ma ci sono dati che ci dicono che dal 1960 al 1998 in Italia il Prodotto interno lordo si è più che triplicato ma il numero degli occupati è rimasto costante, addirittura visto che la popolazione è aumentata, in percentuale l'occupazione è calata.

Il MoVimento 5 stelle sta provando ad immaginare una società ed un'economia diversa, basata sulla collaborazione e non sulla competizione, sulla partecipazione e non sulla delega, sulla riduzione degli sprechi e sulla microproduzione di energia rinnovabile e non sulle megacentrali a combustibili fossili, sulla conservazione del paesaggio e dei beni culturali e non sulle colate di cemento, sull'agricoltura di prossimità e di stagione e non sui prodotti fuori stagione che arrivano dall'altra parte dell'emisfero, sul recupero massimo dei materiali e sul riciclo e non sugli inceneritori e sulle discariche, sul valore delle persone che crea ricchezza sul territorio e non sugli ipermercati di proprietà delle multinazionali.

In poche parole non possiamo continuare a sfruttare le risorse naturali come se fossero infinite, il petrolio ha già raggiunto il suo picco e costa sempre di più estrarlo, in termini economici e di guerre fatte con il pretesto dell' "esportazione di democrazia".

Dopo queste elezioni, ci rendiamo conto che quello che il MoVimento cerca di portare avanti è condiviso da centinaia di migliaia di persone, probabilmente da milioni di italiani e questo ci dà un'energia e una forza incredibile ma ci rende anche chiaro un concetto : le responsabilità aumentano per tutti, l'importanza di collaborare, di studiare, di scambiarsi informazioni diventa ancora più impellente, e sia chiaro che questo vale per tutti coloro che credono e votano il MoVimento.

Questo paese può provare a salvarsi solo se lavoriamo tutti assieme senza delegare a scatola chiusa. Mai più!


Marco Savarese

martedì 8 maggio 2012

Il sogno si sta avverando!!


Spesso mi ritrovo a parlare con gente che ripete a pappagallo le stesse parole vuote della televisione; gente che vive nella totale disinformazione; gente che crede agli anacronistici venditori di fumo travestiti da sinistra o destra che impazzano in quella maledetta scatola luminosa del potere; gente che "sposa" A-PRIORI una bandiera o giudizi di valore infondati; gente che non conosce il movimento 5 stelle e lo critica utilizzando SEMPRE le stesse accuse diffamatorie perché ne è ottusamente spaventata; gente che si accontenta di SEGUIRE UN PENSIERO IN MODO ACRITICO e che non si rende conto che le scelte vanno prese insieme, con un vero dibattito democratico e con una vera votazione democratica (...sì, proprio come si sviluppa il programma del movimento 5 stelle); gente che non conosce il significato di democrazia partecipativa; gente pronta ad usare aggettivi denigratori con la violenza di coltellate al fine di distruggere un dibattito e non certo di costruirlo (perché se l'idea è debole o non supportata dall'informazione conviene non ragionare proprio!); persone che, come le pecore, preferiscono lasciare a qualcuno il compito di pascolarle anziché mettersi in gioco in prima persona, ma queste persone dovranno capire che noi stiamo alla politica come le gocce d'acqua stanno al mare e dovranno giocoforza trasformarsi in movimentisti smettendola una volta per tutte di delegare i professionisti della politica che altro non sono se non l'autentica anti-politica.
C'è molto da fare, ma la battaglia più grande è distruggere i preconcetti di tutte le persone ipnotizzate dalla TV e narcotizzate dai politicanti e per riuscirci bisogna continuare sempre ad agire coerentemente e solo per il bene comune come abbiamo fatto finora laddove siamo stati presenti.
Avanti tutta M5S !!!

sabato 14 aprile 2012

America's Cup - Replay e Sintesi di tutte le Gare

Replay MERCOLEDI' 1° Round:


Sintesi MERCOLEDI' 1° Round:


Replay GIOVEDI' 2° Round:


Sintesi GIOVEDI' 2° Round:


Replay VENERDI' 3° Round:


Sintesi VENERDI' 3° Round:


Sintesi SABATO 4°Round (Rinviato):


Replay DOMENICA 4° e 5°Round:


Sintesi DOMENICA 4° e 5°Round:

sabato 31 marzo 2012

Il linguaggio del... capello


Quante volte nella vita una donna cambia taglio di capelli o acconciatura?
Dipende, direte. Dipende se la donna in questione fa parte della categoria ‘fedele’ o al contrario della categoria ‘trasformista’.

Lo sanno anche i sassi che spesso si cambia taglio di capelli, perché si ha l’esigenza di cambiare. “Volevo (o vorrei) cambiare qualcosa nella mia vita; Cambiare qualcosa di me”- sono i pensieri ricorrenti in chi ha da poco cambiato taglio o in chi desidera rinnovare la propria immagine.

A volte l’occasione di un taglio (netto) non è un’esperienza felice, come per esempio una rottura sentimentale o una perdita di un oggetto, persona amata o altro. Ci si può deprimere a tal punto che si decide di dare un taglio. Con la vita passata che procura dolore, ma anche con i capelli che ricordano quell’esperienza collegata alla sofferenza, appunto.

A tal proposito il professore Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica all’Università di Bologna, racconta che “nella mia esperienza di psicoanalista ho potuto constatare che le emozioni che oscillano tra aspetti depressivi e aspetti euforici corrispondono spesso a modificazioni del taglio e dell’acconciatura femminile; come se l’immagine della propria capigliatura fosse un teatro o meglio un contenitore delle emozioni delle donne. Alcuni desideri di cambiamento spesso riflettono un desiderio di diventare indipendente, e di superare l’evento che ha procurato sofferenza oppure di chiudere un capitolo che rappresenta una fase della vita a cui non si sente più di appartenere. Questi desideri vengono messi in atto proprio cominciando a tagliare capelli, modificare acconciatura o colore”.

Sembra banale, dunque, ma non lo è. Entrando nel dettaglio del significato psicologico dei cambi di immagine:
-   tagliare i capelli può voler dire tagliare una relazione;
-    farsi la permanente significa rendersi più gioiosi, più ricchi dal punto di vista emotivo, e quindi sentirsi pieni affettivamente, perché i riccioli e boccoli possono essere assimilati simbolicamente a delle monete. Nel linguaggio popolare non  a caso ogni riccio è capriccio…
-    portare i capelli molto lunghi può ricondurre ad una personalità dolce, romantica e sognatrice;
-    tingersi i capelli di biondo può nascondere un desiderio di essere più seduttiva e sofisticata;
-    farsi nera o mora infine riconduce alla sessualità, l’istintività, e al desiderio di fisicità.

“Dal punto di vista psicologico – prosegue Pani – la testa assume nella donna un significato di cambiamento emotivo, che diventa visibile”.

Quindi, se prestiamo attenzione ai cambi di acconciature delle nostre amiche, potremmo intuire che è in atto un cambiamento psicologico. Il discorso vale, naturalmente, al di là della moda.

E per gli uomini? La valenza psicologica legata al taglio di capelli ha un significato molto minore per il sesso maschile,  ma non vi sono del tutto estranea. Uomini che tagliano i capelli ‘a zero’ di punto in bianco o che si fanno crescere le basette in modo parossistico o che lasciano crescere i capelli per coprire calvizie o per trasformarsi in intellettuali anarchici o per essere più giovanili: sono tutti esempi per indicare che anche loro stanno attraversando una fase di seduzione.

Fonte: Benessere e salute

giovedì 23 febbraio 2012

Riflessioni sulla Decrescita: Punti di vista diametralmente opposti

E decrebbero felici e contenti

Sommando il debito pubblico ai debiti delle famiglie e delle imprese, in tutti i paesi industrializzati l’indebitamento complessivo supera il 200 per cento del prodotto interno lordo. Perché? A partire da questa domanda cruciale, che tuttavia nessuno ha mai posto, si sviluppano i contributi all’analisi della crisi in corso e le proposte per ridurne le conseguenze devastanti, riuniti nel volume collettivo Crisi economica, debiti pubblici e decrescita felice, pubblicato dalle Edizioni per la decrescita felice, a giorni in libreria.
L’indebitamento complessivo dei paesi industrializzati, rispondono gli autori del volume, è necessario per assorbire la produzione crescente di merci che altrimenti rimarrebbero invendute. In altre parole la crescita della domanda, che pure è stata costante, non è in grado di assorbire la crescita dell’offerta perché la concorrenza internazionale impone alle aziende di investire continuamente in innovazioni tecnologiche che accrescono la produttività, che consentono cioè di produrre quantità sempre maggiori di merci con un numero sempre minore di occupati.

Ma se si riduce il numero degli occupati, si riduce il numero delle persone provviste di reddito, per cui la crescita del debito è diventata indispensabile per sostenere la domanda. Il meccanismo della crescita e l’incremento della competitività sono la causa della crisi in corso. Tutti i tentativi di rilanciare la crescita e di incrementare la produttività non solo non possono consentire di superare la crisi, ma se riuscissero, contribuirebbero ad aggravarla. Questa crisi, si sostiene nel libro, non è una crisi congiunturale, ma una crisi di sistema che gli strumenti tradizionali della politica economica non sono in grado di affrontare perché se si vuole rilanciare la crescita, come viene ripetuto con la ripetitività di un mantra, non si possono non aumentare i debiti pubblici; se si vuole ridurre il debito pubblico si deprime la domanda e la crisi si aggrava. Ciò che occorre è trovare il denaro per gli investimenti senza accrescere i debiti pubblici.

Questo denaro si può ricavare soltanto dalla riduzione degli sprechi, ovvero dallo sviluppo di innovazioni tecnologiche finalizzate ad accrescere l’efficienza con cui si usano le materie prime, in particolare l’energia, e a recuperare le materie prime contenute negli oggetti dismessi, che del tutto impropriamente vengono definiti rifiuti. In altre parole occorre uscire dalla logica quantitativa nella valutazione della produzione e utilizzare criteri di valutazione qualitativi. Non proporsi di produrre di più, ma di produrre quello che serve. Per esempio, il nostro patrimonio edilizio consuma mediamente per il riscaldamento invernale il triplo dell’energia delle meno efficienti case tedesche, 200 kilowattora al metro quadrato all’anno invece di 70, e dieci volte di più delle più efficienti, che si fermano a 15.

Nella (in) cultura della crescita si diceva “quando tira l’edilizia, tutta l’economia gira”. Oggi si può pensare di uscire dalla crisi costruendo altre case, quando l’eccesso di offerta incrementa in continuazione l’invenduto? L’unica strada per rilanciare l’edilizia è la ristrutturazione energetica delle case esistenti. Se il consumo delle case scendesse dei due terzi si risparmierebbe il denaro necessario a pagare gli investimenti e ad accrescere l’occupazione senza accrescere i debiti pubblici. Ma se i consumi energetici delle nostre case si riducessero dei due terzi diminuirebbero da subito le emissioni di anidride carbonica e, una volta ammortizzati gli investimenti con la riduzione degli sprechi, diminuirebbe anche il prodotto interno lordo. Un’efficiente raccolta differenziata, finalizzata al recupero delle materie prime contenute negli oggetti dismessi, consentirebbe di risparmiare le enormi somme di denaro che vengono spese per seppellirli sotto terra o per distruggerli bruciandoli, e con il denaro risparmiato si possono sostenere i costi d’investimento e l’occupazione necessari a organizzare un’efficiente raccolta differenziata e le industrie del riciclaggio. Ma se si riutilizzano le materie prime contenute negli oggetti dismessi diminuirebbe da subito il consumo di materie prime e, una volta ammortizzati gli investimenti, diminuirebbe il prodotto interno lordo.

Per superare la crisi senza accrescere i debiti pubblici, sostengono gli autori del libro, occorre sviluppare un pensiero più evoluto di quello che si limita a perseguire la crescita della produzione in quanto tale e la crescita dell’occupazione in quanto tale. Bisogna creare occupazione in lavori utili e la cosa più utile da fare in questa crisi, che è contemporaneamente economica ed ecologica, è ridurre il consumo delle risorse e le emissioni inquinanti sviluppando le innovazioni tecnologiche che ci consentono di stare meglio riducendo i consumi inutili, perché questo è l’unico modo di recuperare il denaro necessario allo sviluppo di quelle innovazioni. Less and better.

di Maurizio Pallante

Il Fatto Quotidiano, 17 Febbraio 2012


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RISPOSTA DI FELTRI:

La decrescita totalitaria
Si parla parecchio di decrescita in questo periodo e forse è comprensibile, visto che il Pil scende un po’ ovunque e qualunque teoria che sostenga che “meno è meglio” viene vista con un interesse. Ho vinto la mia ritrosia e ho letto un po’ di cose. L’idea che mi sono fatto è che la decrescita oscilla tra due poli: quello del banale buon senso e la deriva totalitaria.

La banalità, per quanto di buon senso, è riassunta nell’articolo di Maurizio Pallante sul Fatto di oggi. Pallante non è un economista, stando a Wikipedia è laureato in lettere, quindi non cita dati o ricerche a sostegno delle sue tesi. Che però mi sembrano comunque convincenti, anche se non certo originali: meglio favorire le ristrutturazioni edilizie che fanno risparmiare energia invece che cementificare ancora l’Italia, riciclare invece che consumare risorse naturali, produrre prodotti che si vendono invece che quelli che restano invenduti. Come dargli torto? Tra l’altro tutte queste politiche, se ben applicate, possono contribuire a far salire il Pil, almeno nel lungo periodo,senza per questo ridurre il reddito disponibile ai cittadini. Altro che decrescita, al massimocrescita sostenibile. Certo, se fossi un ministro non assumerei Pallante come consulente se prima non mi stima l’impatto sul Pil e sull’occupazione delle sue idee, ma questo è un altro discorso.

Poi c’è il grande teorico della decrescita, il francese Serge Latouche. Ho letto il suo ultimo libro, “Per un’abbondanza frugale” (Bollati Boringhieri) e l’ho trovato, devo dire, vagamente inquietante. Tutto il volume è una risposta ai critici della decrescita e risulta assai poco convincente. In un passaggio Latouche dice che se tutti consumassimo come gli abitanti del Burkina Faso “ci sarebbe ancora un ampio margine di manovra”. E “si potrebbe arrivare fino a 23 miliardi” di abitanti senza che il pianeta collassi. Alzi la mano chi vuole vivere come in Burkina Faso. Pochi. Certo, la Terra ringrazierebbe. Ma siamo in democrazia, chi lo decide di decrescere? E soprattutto: si può dissentire o si viene costretti a decrescere? E se io voglio farmi la doccia tutti giorni invece che una volta a settimana? La polizia segreta mi entra in bagno? Sto esagerando, ma il punto è chiaro: se si intende la decrescita come una politica economica e non come una somma di scelte libere e individuali, si degenera nello stato totalitario.

Le scelte di consumo, nel mondo occidentale, sono libere. Deciderle dall’alto è possibile, ma non in una situazione di libera scelta. Questo non significa un bivio netto tra laissez faire selvaggio e totalitarismo sovietico. Ma che i consumi si possono influenzare con le tasse, gli sgravi fiscali, le politiche industriali. Possibilmente per migliorare il benessere (non necessariamente i consumi) di tutti. E non per ridurlo.

Scrive Latouche: “La decrescita è un progetto politico di sinistra, perché si fonda su una critica radicale del liberalismo, si ricollega, denunciando l’industrialismo, all’ispirazione originaria del socialismo e mette in discussione il capitalismo secondo la più stretta ortodossia marxista”. A parte la naturale diffidenza che deve suscitare l’abuso di “ismi”, è chiara la matrice culturale. E, come sosteneva Norberto Bobbio in una famosa polemica (nel libro “Quale socialismo?”, da poco ripubblicato), il marxismo non è mai riuscito a elaborare una teoria dello Stato. Men che meno della democrazia. E, in fondo, non ha mai prodotto un sistema sostenibile. Lo stesso Latouche finisce per ammettere che il suo modello è poco più di un esercizio intellettuale, lo fa in un box del libro dal titolo “la transizione”, dedicato al cruciale tema di come passare dalla società attuale a quella della “abbondanza frugale”. Dice Latouche che ci sarebbero “enormi problemi di riconversione dell’apparato produttivo”, del tipo “trasformare le industrie automobilistiche in fabbriche di cogeneratori energetici” (chissà se a parità di occupazione). E tutto questo, ovviamente, con una “ridefinizione del lavoro e l’eliminazione, quanto meno, dei suoi aspetti penosi, in attesa di una sua abolizione”. Amen.

Credo bastino questi esempi a dimostrare che le teorie della decrescita sono o di scarsa utilità o pericolose e per fortuna non vengono prese troppo sul serio, almeno nella versione di Latouche. Non ci sono idee facili per uscire da questa crisi sulle cui cause, comunque, i marxisti come Latouche un po’ di ragione ce l’hanno: non è tutta colpa della finanza, i debiti sono serviti a mantenere un livello di consumi non sostenibile nel lungo periodo.

Ma diventare tutti come il Burkina Faso non mi sembra una via d’uscita allettante.


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REPLICA DI PALLANTE:

Se fossi laureato in economia e non in lettere
Dopo avere letto il post “La decrescita totalitaria”, di Stefano Feltri, ho immaginato di essere un “economista”, ed ho fatto un paio di considerazioni. Ad esempio, se fossi laureato in economia e non in lettere, mi domanderei: chi ha governato l’economia e la finanza nei decenni passati, chi la sta governando, chi ha la responsabilità della crisi che sta sconvolgendo i paesi industrializzati, chi è incapace di trovare le misure di politica economica adeguate per uscirne: i laureati in economia o i laureati in lettere?

Se fossi laureato in economia e non in lettere, mi domanderei se è veramente desiderabile, ammesso che sia possibile, uscire dalla crisi con la ripresa della crescita di un prodotto interno lordo in cui incidono in misura significativa gli sprechi di cibo (il 3 per cento del pil), gli sprechi di energia (il 70 per cento dei consumi), gli incidenti automobilistici, il consumo di medicine, le spese di riparazione e di ripristino dei danni ambientali causati da processi produttivi finalizzati alla crescita del prodotto interno lordo, la cura delle malattie causate dalla crescita delle emissioni e delle produzioni inquinanti, la produzione di armi e le guerre.

Se fossi laureato in economia e non in lettere, non eviterei comunque di ripassare la differenza tra la congiunzione “e” e il verbo “è”, perché un conto è dire “meno e meglio” e un altro è dire “meno èmeglio”. Se per i talebani della crescita più è sempre meglio, anche quando è peggio (es.: gli sprechi di energia in un edificio mal costruito), i sostenitori della decrescita felice non pensano, né scrivono, che meno è sempre meglio, ma sanno distinguere quando lo è (es.: la riduzione dei consumi di energia in un edificio ben costruito). I talebani della crescita si limitano a usare grossolani criteri di valutazione quantitativi, i sostenitori della decrescita felice utilizzano parametri qualitativi.

Se fossi laureato in economia e non in lettere terrei in una certa considerazione l’insegnamento di un economista tra i più importanti del Novecento, John Kenneth Galbraith, che nel 1968 ha suggerito a Robert Kennedy di rivelare l’inganno dell’equazione tra crescita del Pil e crescita del benessere, perché il Pil cresce anche quando cresce la produzione di merci che peggiorano la nostra vita, come le armi, il tabacco, la riparazione delle automobili incidentate, mentre non può misurare il benessere generato da attività che non generano una compravendita, come le relazioni umane, l’autoproduzione di beni, l’economia del dono e della reciprocità.

Se fossi laureato in economia e non in lettere mi domanderei: se basta il banale buon senso per decidere di produrre cose utili invece di cose inutili o dannose, di utilizzare processi non inquinanti anziché processi inquinanti, di ridurre gli sprechi invece di incentivare un consumo dissipativo delle risorse, come mai i laureati in economia che governano l’economia e la finanza non indirizzano su questa strada gli investimenti per superare la crisi? I laureati in economia sono privi del banale buon senso?

Se fossi laureato in economia e non in lettere mi domanderei se la scelta di aumentare la produttività per far crescere il Pil e rendere le aziende più competitive sul mercato mondiale non comporti una riduzione dell’incidenza del lavoro umano per unità di prodotto e quindi una riduzione dell’occupazione e della domanda a fronte di un aumento dell’offerta; se cioè non aggravi la crisi invece di attenuarla (per non parlare della sofferenza umana di chi non ha occupazione, ma gli esseri umani per chi è laureato in economia sono semplici fattori della produzione, quello che conta è la crescita).

Se fossi laureato in economia e non in lettere, non avrei comunque nessuna ritrosia a leggere ciò che scrivono quelli che la pensano diversamente da me, perché il vero fondamento di una deriva totalitaria è proprio l’intolleranza, soprattutto quando assume l’aspetto di un tabù inviolabile da difendere con tutti i mezzi.

di Maurizio Pallante

martedì 17 gennaio 2012

Tragedia Costa Concordia: la ricostruzione definitiva dell’urto con le Scole. Comportamenti inqualificabili del comandante (Dal sito www.farevela.net)



Articolo tratto dal sito: http://www.farevela.net/


Giglio Porto, 17 gennaio- Non poteva essere altrimenti, per chiunque abbia navigato nell’Arcipelago Toscano. Come Farevelanet aveva scritto già sabato sera, a 20 ore dall’incidente, l’unico punto in cui una nave come la Costa Concordia poteva scontrarsi con uno scoglio era la Secca delle Scole che, ribadiamo, si trova, nel suo punto più esterno (in riferimento al pescaggio di 8,2 m della nave) a 0,2 miglia dalla linea di Costa del Giglio. Sono 370 metri, e nel mezzo ci sono tre scogli emergenti più una serie di secche minori. Chiunque navighi al Giglio sa che, per andare dalla Cala delle Cannelle, ancoraggio estivo per decine di barche, a Giglio Porto, bisogna “allargare un po’ alle Scole”.

La drammatica immagine all’infrarosso raccolta dalla Guardia Costiera nella notte del salvataggio. Si notano (i punti neri a poppa) i passeggeri in evacuazione. Foto Guardia Costiera

Portare una nave di 290 metri, larga 35, di quelle dimensioni e di quel pescaggio, in quel punto è assolutamente inconcepibile per qualunque uomo di mare. Le gravissime responsabilità del comandante Francesco Schettino stanno emergendo con una rapidità e una chiarezza lampante. Così enormi da lasciare esterefatti. Alle 11 di oggi è iniziata a Grosseto l’udienza con il GIP per la conferma del fermo. Le accuse, al momento, come riferito dal procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio, sono omicidio colposo plurimo, abbandono nave e naufragio, disastro. Ve ne potrebbero essere anche altre, configurando un dolo grave che aumenterebbe il grado dell’accusa di omicidio plurimo. La situazione ambientale è ugualmente a rischio, con conseguenze che ci auguriamo l’intervento di tutte le agenzie operanti al Giglio riescano a evitare. Se la nave sprofondasse dallo scalino sui 20 metri dove si trova incagliata nella scarpata che precipita a 70 metri, con le sue 2400 tonnellate di gasolio nei serbatoi, i rischi ambientali per il Giglio e tutto l’Arcipelago Toscano sarebbero incalcolabili. Un’ipotesi davvero terrificante, se analizzata nel suo dettaglio.


I passeggeri evacuati dalla Costa Concordia nella notte tra venerdì e sabato scorsi. Foto infrarosso Guardia Costiera

Ecco perché una sconvolgente bravata come quella che sta emergendo in tutta la sua stupida dinamica, farsi vedere dal Giglio con la nave di cui si ha il comando, non riesce ad essere accettata da questa testata nè da tutto il mondo. Portare una nave di quelle dimensioni sulle Scole è semplicemente “criminale” da chi ne ha il comando. Punto. Lo stesso procuratore Verusio, con le dichiarazione rilasciate in mattinata a Radio Uno, era estereffato dalla superficialità e dall’avventatezza di tale manovra. Il successivo comportamento del comandante (davvero proviamo un certo fastidio a chiamarlo ancora così, conoscendo invece le tradizioni e l’attenzione della Marina, sia militare sia commerciale, quando si parla di navigazione e sicurezza) arriva addirittura a sconvolgere: mancanza di consapevolezza del disastro, mancate procedure, mancata attivazione della catena di comando, panico. Il tutto sta emergendo nei dettagli e la magistratura sta procedendo, come è giusto che sia, con i procedimenti del caso.

La sconcertante telefonata del comandante con la Guardia Costiera

Sentite la sconcertante telefonata tra la Guardia Costiera e il comandante durante l’emergenza, dal Corriere Fiorentino. Assolutamente inconcepibile che un uomo che ha la responsabilità di una nave così. con 4200 persone a bordo, si comporti in questo modo e un plauso, invece, al comandante della Guardia Costiera che agisce secondo procedure, con la determinazione e chiarezza propria di questi casi:

La Costa Concordia immersa. Foto Guardia di Finanza

Tra i tanti commenti che abbiamo ricevuto alla nostra ricostruzione (letta da 31.600 persone a stamani), di cui qui ringraziamo tutti gli autori, ve ne sono alcuni di grande competenza. Idee, suggerimenti, ipotesi. La certezza, ormai, è data dalla logica di una banale carta nautica, di un tracciato AIS, dei tempi di reazione di una nave di tali dimensioni. Ci piace segnalre, quindi, questa ottima cartina che un nostro lettore straniero, Jan Forst, ci ha inviato e che, in base ai dati disponibili, riteniamo rispecchi fedelmente quanto è (purtroppo) accaduto:
La ricostruzione con Google Earth e i dati AIS dell’incidente della Costa Concordia. Ogni punto del tracciato AIS ha ora, velocità e rotta. Ciò evidenzia che prima dell’accostata, alle 20:37, la nave procedeva a 15,3 nodi per 285°. In quel momento era 1,2 miglia dalla costa del Giglio e a 2 miglia dalle Scole. Dopo quel punto, con colpevole ritardo, ha iniziato l’accostata a dritta fino a impattare con la carena a poppavia di sinistra con la secca delle Scole. Segnaliamo che le ore scritte da Jan sono UTC: l’impatto è avvenuto alle 21:42, secondo quanto dichiarato dal procuratore di Grosseto, e l’abbandono nave comunicato alle 22:58, oltre un’ora dopo. Grazie al nostro lettore Jan Frost

Concludiamo ripetendo quanto abbiamo già detto. La rotta di avvicinamento al Giglio era troppo bassa, poi l’accostata a dritta in netto ritardo, i tempi di reazione lenti, la “scodata” verso sinistra della poppa. L’impatto. Il panico. Se voleva farsi vedere dal Giglio, lo Schettino poteva passare ad appena mezzo miglio dall’isola, dove l’enorme mole della sua (ex) nave si sarebbe comunque notata e dove, da sempre e per sempre, il fondale è di 115 metri. Basta guarda una carta nautica.


venerdì 13 gennaio 2012

NON CE NE SIAMO LIBERATI!


Gli stessi politici che hanno rovinato l'Italia siedono ancora in parlamento e continuano a votare nefandezze. NON CE NE SIAMO LIBERATI! Sono sempre loro a tenere in piedi il governo Monti e saranno, ahimè, sempre loro a decidere il nostro futuro.. Compresa la futura legge elettorale (appena vittima di sabotaggio da parte della corte costituzionale).
Cosa dobbiamo aspettarci? Che per uno slancio di autolesionismo si facciano da parte? Sono una massa di pregiudicati, corrotti, mafiosi, incompetenti, evasori, privilegiati, prepotenti e chi più ne ha più ne metta.
Beati gli stolti che continuano a credere ancora all'esistenza della tutela positiva dell'articolo 1° della costituzione! E Monti? Senza il sostegno dei partiti non potrebbe far nulla (ANCHE SE LO VOLESSE).

Molte persone definiscono dittatoriale la democrazia presente in Venezuela e Chavez un dittatore. Guardiamo in casa nostra e vedremo che l'unica differenza tra Italia e Venezuela è il livello di benessere diffuso che chissà ancora per quanto ci vedrà primeggiare. Escludendo quest'aspetto, il livello medio di libertà e di partecipazione politica del cittadino venezuelano è di gran lunga superiore rispetto a quello dell'italiano.

In questi ultimi vent'anni abbiamo visto direttamente o indirettamente il dilagare delle mafie in tutte le istituzioni politiche da nord a sud, e ciò ha portato alla rinuncia di moltissime tutele democratiche: abbiamo diviso e quindi smantellato i sindacati, abbiamo introdotto nel lavoro il virus mortale della precarietà, abbiamo distrutto la scuola, l'università, la ricerca, la rai, permesso monopoli e cartelli sui beni comuni, escluso i cittadini dalla vita politica e dalla scelta dei loro candidati, costruito migliaia di ecomostri rovinando per sempre gran parte del nostro territorio, rimandato il problema dei rifiuti sotterrandoli (indistintamente!), reso l'evasione una regola, affievolito le pene non solo sull'evasione ma anche sulla corruzione e sui reati di mafia, drogato giornali e partiti con sovvenzioni statali, permesso cariche da parte della polizia all'interno di scuole e contro manifestanti pacifici, abbiamo ridotto all'osso le risorse di magistrati e forze dell'ordine, cacciato dalla televisione di stato menti brillanti reprimendo volgarmente il dissenso, derogato a qualsiasi regola democratica con la scusa delle emergenze, violato ripetutamente i diritti umani lasciando morire in mare profughi in cerca di salvezza, permesso la riduzione in schiavitù di migliaia di immigrati non concedendogli il permesso di soggiorno e prestandoli inevitabilmente alle mafie ed al lavoro nero, visto morire sul lavoro quasi due persone (in media in Italia) al giorno (come una guerra), ecc. ecc. ecc. La lista sarebbe interminabile... morale della favola?

Dovremmo essere stanchi di rinunciare gradualmente alla nostra libertà!!! 

Dobbiamo invertire questo trend. Se non lo facciamo ora, con gli effetti devastanti della crisi ci renderemo conto in maniera violenta della gravità delle perdite sopra elencate!

Marcello Gambardella

Stay tuned !


sabato 7 gennaio 2012

Chi è più credibile? (Sondaggio)

Zeitgeist - Documentario censurato da tutte le TV

Vajont di Paolini

Eduardo De Filippo: " 'O PPARLA' NFACCIA "

Media &Regime - Il Fatto Quotidiano

Politica & Palazzo - Il Fatto Quotidiano

Gli articoli di Cadoinpiedi.it

Blog di Beppe Grillo

Il Video Podcast di beppegrillo.it

Nucleare: Il problema senza la soluzione

Questo Blog è amico del blog di Gabriele Saluci:

L'intervista a Jeremy Rifkin sull'energia

...questa è la strada!

MOVIMENTO 5 STELLE CAMPANIA - Riunione 05 10 10

COSTRINGIAMO IL COMUNE AD AGGIUSTARE LE STRADE! (PRIMA TAPPA)

________________________________________________________________________________ VISTO CHE OGNUNO DI NOI (o quasi) E' DOTATO DI UN CELLULARE IN GRADO DI FARE FOTO, QUEST'EVENTO SI PROPONE DI INDIVIDUARE, PER LE STRADE DELLA ZONA DI NAPOLI, I FOSSI PIU PERICOLOSI E INACCETTABILI. ABBIAMO UN MESE CIRCA PER FOTOGRAFARE COL CELLULARE OGNI BUCO CHE INCONTRIAMO LUNGO LE STRADE CHE PERCORRIAMO QUOTIDIANAMENTE, NON CI SARA' DIFFICILE! ALLORA: 1. FOTOGRAFATE IL MALEDETTO FOSSO; 2. PUBBLICATE SUL MURO DI QUESTO EVENTO LA FOTO; 3. SCRIVETE L'INDIRIZZO PRECISO DEL FOSSO. SUCCESSIVAMENTE A QUESTA "RACCOLTA DI FOTO", LA TAPPA 2 SARA' LA RACCOLTA DI FIRME PER LA DELEGA E CON QUESTA ANDREMO A PRESENTARE UNA FORMALE RICHIESTA DI PROVVEDIMENTI PRESSO L'UFFICIO COMPETENTE DELLA POLIZIA MUNICIPALE (CON IN MANO: FOTO + INDIRIZZI + CENTINAIA DI FIRME DELEGA). SE FARANNO ORECCHIE DA MERCANTE, DOPO 15 GIORNI PORTEREMO LO STESSO MATERIALE ALL'ASSESSORE DEL COMUNE DI NAPOLI Agostino Nuzzolo CHE HA I SEGUENTI INCARICHI: Mobilità - Viabilità - Traffico - Parcheggi - Strade (manutenzione ordinaria e straordinaria) - Suolo e Sottosuolo - Servizio Idrico e Fognature - Protezione Civile - Gestione delle Emergenze - Autoparchi Comunali - Impianti Tecnologici - Periferie e Progetti Speciali SE DOVESSE FARE ANCHE LUI ORECCHIE DA MERCANTE, ANDREMO CON LO STESSO MATERIALE DAL SINDACO E SE NON DOVESSE BASTARE BLOCCHEREMO LE STRADE CON IN MANO MANIFESTI LA CUI SCRITTA SARA' "LAVORI IN CORSO!" - CI DEVONO ASCOLTARE! ________________________________________________________________________________ DOBBIAMO ESSERE IN TANTI!!!!!! Per aderire e contribuire qui sotto trovate la pagina di facebook alla quale vi potete liberamente iscrivere http://www.facebook.com/home.php?#!/event.php?eid=117095578314877&ref=mf ________________________________________________________________________________ Clicca qui per aderire all'iniziativa Costringiamo il comune di Napoli ad aggiustare le strade

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Vignetta di Staino

Vignetta di Staino

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La gravissima denuncia di Beppe Grillo al parlamento su invito degli affari istituzionali

Grillo che denuncia fatti gravissimi e Mavalà Gedini, invece di inventare qualche arringa strampalata in difesa del suo padrone, protesta per il linguaggio.

Dario Fo - satira su Berlusconi parte 1

Dario Fo - satira su Berlusconi parte 2

Dario Fo - satira su Berlusconi parte 3

Futuro prossimo o già presente?